venerdì 21 settembre 2007

Paternò - La sede del GDVS

Seducente mosaico di mutevoli vedute, Paternò offre l’immagine di una suggestiva ricchezza monumentale e urbanistica. Dalla collina storica, dall’intero tessuto urbano, edifici religiosi e civili si esprimono con i valori perenni che civiltà e culture lontane hanno incastonato sulla florida pianura etnea. In principio era la Grande Rupe, pittoresca collina di lava basaltica originatasi dallo spegnimento di un antico vulcano, attorno al quale ebbe inizio la costruzione di quella che per molti secoli divenne dimora di numerosi popoli; fin dal V secolo a.C. fu sede della favoleggiata Hibla Major, citata da Omero in una delle sue opere. Passo poi in mano ai Normanni che ne fecero fulcro del loro predominio sull’isola. Nel 1072 vi edificarono quello che ancora oggi rappresenta il simbolo della città, il Castello Normanno, magnifico esempio di costruzione militare nato dall’esigenza di dominare un intero territorio, quello sud orientale dell’Etna. Assieme a questo ne furono edificati altri due in tempi poco seguenti, quello di Motta S.Anastasia e quello di Adrano. Dal 1456 ininterrottamente per quattro secoli fu signoria dei Moncada, una delle più potenti famiglie nobiliari della Sicilia: con la loro dominazione ebbe avvio la vivace espansione urbanistica che diede origine all’attuale assetto viario. Una nuova urbanistica venne disegnandosi, impostata sulla perfetta squadra dei due principali assi stradali: la Via Vittorio Emanuele, che dalla villa Moncada, all’ingresso nord della città, tira diritto fino alla Piazza Indipendenza, vero salotto della vita cittadina, scenograficamente conclusa dal barocco aspetto della chiesa della SS. Annunziata, e la via G.B.Nicolosi, che, attraversando la città da nord a sud e incrociando la via Vittorio Emanuele nel baricentro di piazza Regina Margherita (“i Quattro Canti”) e, più avanti la moderna via Emanuele Bellia, si arriva nell’arioso largo Assisi. All’interno dei due assi stradali si articola il ricco e lievitante tessuto urbanistico della città, con strutture regolari nei quartieri esterni, e un po’ più convulso in quelli occidentali, d’impianto più remoto. Il percorso è allietato così dalla monumentale vista di numerose strutture religiose, per prima la chiesa dell’Annunziata, intesa da tutti “Monastero”, perché in origine sede di un convento di benedettine, il cui impianto frontale, di chiara matrice barocca, diventa scenario di uno tra i più spettacolari eventi piromusicali dell’intera regione, la chiusura delle celebrazioni in onore di “S.Barbara” patrona della città, nei giorni 3, 4 e 5 Dicembre. Altro esempio tipico di architetture barocche è rappresentato dall’insieme di chiese monumentali in Piazza S.Barbara, sede tra le altre dell’omonima chiesa, in mezzo alla quale il visitatore rimane immobile di fronte alla serena imponenza della struttura tardo-rinascimentale, che di giorno quasi impressiona per l’importanza propria della costruzione e di notte incanta con un affascinante gioco di luci sapientemente puntate a sottolineare i particolari della splendida facciata. Ma il vero centro della città è rappresentato dalla collina storica alla quale si accede per mezzo della cosiddetta “Porta del Borgo”, dalla quale si entra in quello che rappresentava il cuore dell’antica città: una moltitudine di antiche abitazioni che fanno da corollario al complesso monumentale costituito dalla chiesa di S.M. dell’Alto di costruzione neo-romantica, alla quale si arriva per una spettacolare e suggestiva “Scalinata Settecentesca”, dal Castello Normanno e dal più recente Santuario di S.Maria della Consolazione, opera che ripropone nei suoi moduli stilistici e nei vibranti cromatismi dei paramenti murari gli echi e le suggestioni dell’arte romanica, qui rivissuta in termini di mediterranea solarità. Non solo attrattive monumentali distinguono la città dai centri vicini ma anche una tra le più straordinarie attrazione naturalistica, costituita dalle “Salinelle”, manifestazioni di origine vulcanica, testimoni di un’antica attività eruttiva che in tempi ormai remoti si proponevano a raggiera attorno alla collina storica, anch’essa di origine eruttiva. Qui si osservano fenomeni di degassazione, emissione di acqua calda e fango con forte contenuto di sali, anidride carbonica, sostanze azotate, metano, acido solfidrico, un tempo sfruttate a scopo medicamentoso. Paternò è anche agricoltura e commercio, la cittadina etnea si è sempre distinta tra i 58 comuni della provincia che la ospita; è uno dei maggiori centri economici della zona meridionale dell’Etna sia per la presenza di numerose attività produttive sia per quella di interminabili distese di campi coltivati e di agrumeti, vera ricchezza locale. Gli agrumi prodotti in questa zona sono prodotti sono unici al mondo e peculiari per caratteristiche organolettiche, gusto e colore, non a caso l’arancia di Paternò è detta “pigmentata” per il suo colore rosso sangue.
L'interregionale Randazzo 2007 è oramai archiviato. Per due intensissime giornate la Sicilia si è arricchita dei colori e dello spirito che ognuno dei partecipanti ha saputo scolpire nel cuore dei siciliani, donatori e non (ancora per poco). Certi dell'ottima riuscita dell'evento ringraziamo quanti si sono adoperati all'organizzazione dell'annuale incontro autunnale: la FIDAS nazionale, quella regionale, l'amministrazione comunale di Randazzo, i soci ed i cittadini randazzesi.

Grazie e ancora grazie....il team del GDVS !!!
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Gruppo Donatori Volontari - FIDAS - Paternò